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W Palermo e Santa Rosalia! #uFistinu

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“W Palermo e Santa Rosalia!” è la frase che sentirete durante tutto il 14 Luglio…

…ma andiamo a capire il perchè di questa grande devozione per la Santa che dura da più di tre secoli…

Il 13 di febbraio del 1625 Santa Rosalia apparve sul Monte Pellegrino ad un saponaio  che abitava nel mandamento Monte di Pietà, che voleva suicidarsi per via della morte per peste della giovane moglie quindicenne. La Santa lo fermò e gli disse che solo se i propri resti fossero stati portati in processione e si fosse cantato il “Te Deum Laudamus”, la peste sarebbe terminata, così come le aveva detto e promesso la Madonna. L’uomo chiamò il suo confessore, come gli aveva detto Santa Rosalia, e gli raccontò tutto quello che aveva visto. Dopo tre giorni,  si ammalò di peste e morì, poiché aveva già ricevuto il suo miracolo. Nel mese di febbraio del 1625 l’arcivescovo di Palermo,  seguito da tutto il clero, dal senato palermitano e da alcuni cittadini eminenti fece una processione attraverso le strade della città con le reliquie della santa. In pochi giorni la città venne liberata dalla peste. Inoltre santa Rosalia protegge la città di Palermo da terremoti, tempeste e temporali, da cui ha difeso la città stessa anche in tempi recenti.

Nel 1625 le reliquie di Santa Rosalia vennero poste all’interno di uno scrigno in argento e vetro, custodito all’interno del Palazzo Arcivescovile, e dallo stesso anno vennero portate in processione per ricordare il miracolo compiuto, inaugurando una tradizione che in più di tre secoli ha subito ben poche interruzioni.

La prima celebrazione del 1625 fu particolarmente breve: le reliquie vennero spostate per pochi metri, dal Palazzo Arcivescovile fino alla cattedrale. Il percorso divenne sempre più lungo e complesso con i passare degli anni, fino a coinvolgere buona parte della città.

I quattro piccoli carri utilizzati per le prime processioni vengono sostituiti nel 1686 da un grosso carro trionfale. Il carro, metafora del trionfo della Santa, diventa ben presto il centro della celebrazione, assume subito dimensioni notevoli ed è stato più volte sostituito, nella ricerca di effetti scenografici sempre più solenni.

Ancora adesso il “fistinu” è un grande evento popolare del 14 luglio… Da allora, ogni anno viene sviluppato un tema differente, mantenendo però di base la storia del miracolo della vittoria sulla peste.

La notte del 14 luglio i festeggiamenti giungono all’apice: una grande “processione popolare”, partendo dalla Cattedrale procede lungo l’antico asse viario del Cassaro fino al mare, passando attraverso porta Felice, secondo un itinerario ideale dalla morte (la peste) alla vita (la luce dei fuochi d’artificio in riva al mare).
Tra musiche, canti e varie coreografie vien trainato un carro grande trionfale (a forma di barca), nuovo di anno in anno, con al di sopra la statua della Santa. Ai Quattro Canti vi è un momento in cui, tradizionalmente, il sindaco in carica depone dei fiori ai piedi della statua della Santa gridando:

“Viva Palermo e Santa Rosalia!”

…e poi vi è il momento alla Marina (zona del Foro), dove ha luogo un grande spettacolo pirotecnico.

Dalla fine degli anni 90, lo spettacolo, un tempo una sfarzosa sfilata che includeva tutte le autorità civili, militari e religiose, è divenuto una rappresentazione teatrale a tutti gli effetti, con giochi di luce spettacolari e danze acrobatiche, che rappresentano gli ultimi giorni della peste a Palermo.

Lo spettacolo ha carattere itinerante, infatti dopo la rappresentazione cittadina viene rappresentato in vari parti del mondo, in modo da recuperare parte delle spese affrontate per l’intero festino.

Durante le celebrazioni si consumano cibi che fanno parte della tradizione popolare palermitana: la Pasta con le sarde (la pasta chî sardi), i babbaluci (lumache bollite con aglio e prezzemolo), lo sfincione ( ‘u sfinciuni), il polpo bollito ( ‘u purpu), Calia e simenza (‘u scacciu), la pannocchia bollita (pullanca) e l’anguria (detto ‘u muluni).

 

Vi va di venire a “vivere” con noi u Fistinu?Amuní!

“Uno. Nutti e jornu farìa sta via!

Tutti. Viva Santa Rusulia!

U. Ogni passu e ogni via!

T. Viva Santa Rusulia!

U. Ca ni scanza di morti ria!

T. Viva Santa Rusulia!

U. Ca n’assisti a l’agunia!

T. Viva Santa Rusulia!

U. Virginedda gluriusa e pia

T. Viva Santa Rusulia!”

E chi semu muti? Viva viva Santa Rusulia”.